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L’Artista del Mese di GIUGNO de IL QUADRO DEL DIRITTO è MAURIZIO TAIOLI – 12 mesi/ 12 artisti / 36 opere/ 3 sedi espositive – da un’idea di Carlo Chelodi

Lunedì 12 GIUGNO 2017 ad ore 19:00 presso la Casa del Vino di Isera  sarà presentato il terzo appuntamento con l'Artista per il ciclo di incontri con arte e diritto, organizzato dallo Studio legale Chelodi-Bertuol e Associati .

L'Artista del mese di giugno è MAURIZIO TAIOLI:  si è diplomato all'Accademia di Belle Arti di Venezia nel corso di pittura con Emilio Vedova.  Le sue opere sono presenti in collezioni in Italia ed all'estero dove ha partecipato e partecipa a importanti mostre ed esposizioni.  Vive ed opera nella provincia di Verona.

Per tutto il mese di giugno le opere di MAURIZIO TAIOLI resteranno esposte nelle sedi di Trento, Ala e Cles dello Studio legale Chelodi-Bertuol e Associati (visite personalizzate su appuntamento)

(coordinamento artistico e giuridico: avv. Carlo Chelodi; coordinamento progettuale: dr. Sara di Lucia; partner del gusto: Casa del Vino di Isera – per info : 389.9859164 saradilucia@gmail.com  )

Le opere dell'Artista  hanno dato anche occasione  per una breve riflessione giuridica   ispirata dai quadri in esposizione, a cura dell'Avv. Silva Fronza di Trento,

" L’emozione che ho ricavato dalla visione delle opere del Maestro Taioli è stata forte, in quanto il suo forte cromatismo e la sua metodica moderna consegnano una contraffazione della giustizia e dei luoghi nei quali viene esercitata: i Palazzi del potere, la Corte Costituzionale e non so per quale ragione quelle opere mi hanno rimandata alle nozioni di Giustizia, così come ci sono state consegnate dalla Mitologia e dalla filosofia, innanzitutto dalla Mitologia e Filosofia greca.Nel IV° e V° Secolo avanti Cristo la giustizia era stata rappresentata come una Dea, Temi, moglie di Zeus,  sua consigliera che insieme a Zeus aveva represso la insurrezione dei Titani e dalla cui unione è nata Dike, dea della Giustizia per successione, vergine veneranda la quale era scesa dall’Olimpo sulla Terra per dare i suoi suggerimenti agli uomini, durante l’età nell’oro. Suggerimenti che, per un lungo periodo di tempo, garantirono interrelazioni sociali eque, finché la sete di potere e di ricchezza avevano rovinato irreversibilmenete il loro modo di vivere, così come veniva travisato anche l’esercizio della Giustizia da parte dei Giudici. Dike, dopo vari tentativi di repressione attuati dal Padre Zeus, al quale si rivolgeva per lagnarsi del malcostume umano, decise definitivamente di ritirarsi e di ascendere sull’Olimpo dando luogo alla configurazione stellare della Bilancia. Infatti Temi era rappresentata con la Bilancia in mano sulla quale venivano soppesate le azioni e le argomentazioni degli uomini e poi con la benda a dimostrare la sua imparzialità rispetto alle decisioni. In buona sostanza per la Mitologia greca la Giustizia era di origine divina e quindi le Leggi e le regole che venivano imposte dovevano essere rispettate dagli uomini proprio per la  loro natura. Altri interpreti, Socrate e poi Platone, individuarono il principio della Giustizia come valore dell’anima idoneo a regolare i comportamenti umani e quello delle classi cui appartenevano i cittadini, in guisa da poter consentire una simultanea convivenza e rispetto reciproco.   Nel 200 dopo Cristo, Ulpiano, giureconsulto romano, Prefetto del Pretorio, ispiratore, a quanto pare, delle Pandette di Giustiniano,( la prima e più famosa organica opera di raccolta di tutte le leggi del Diritto romano – Giustiniano era un imperatore Bizantino; si tratta di un’opera alla quale anche il nostro legislatore ha attinto per la disciplina degli Istituti Giuridici) enunciò il principio” suum cuique tribuere”:  secondo il quale  si regola la convivenza civile. Per saltum si arriva a San Tommaso d’Aquino nel 1200, dominicano Filosofo e Giurista secondo il quale la giustizia è l’espressione della volontà di Dio e quindi se è così l’uomo deve essere subordinato alle sue leggi senza possibilità di ribellione. Poi ancora per saltum si arriva a Thomas Hobbes, filosofo, sostenitore del giusnaturalismo, siamo nel 1650, al quale va attribuito il principio homo homini lupus, (ogni uomo è lupo per l’altro uomo) e bellum omnium contra omnes (la guerra di tutti contro tutti)  che definisce  lo stato di natura dove ciascun uomo si muove secondo il proprio interesse e così Hobbes  attribuisce, allo stato, visto come un mostro, il Leviatano tratto dal libro di Giobbe della Bibbia,  costituito da più persone, il potere assoluto di gestione degli uomini, senza limiti , così anche la Giustizia diventa un rimedio calato dall’alto a regolamentare la natura dell’uomo. E poi, tralasciando moltissimi autori, anche più recenti, fra tutti il noto Calamandrei padre fondatore della costituente, arriviamo al nostro autore Tironi, il quale, attraverso la contraffazione della rappresentazione classica della Giustizia ci propone un’idea moderna della Giustizia e mi sono chiesta: questa Giustizia può essere assimilata alla dea di mitologica memoria oppure al Leviatano di Hobbes? Purtroppo, per me, la risposta è: assomiglia al Leviatano di Hobbes. La Giustizia quindi come espressione di un potere forte e comunque statuale non più di derivazione divina, che viene gestito nei Palazzi di Giustizia, intesi e rappresentati come centri di potere. Le sue rappresentazioni della Giustizia non hanno più in mano la bilancia strumento idoneo a  soppesare le argomentazioni dei contendenti, e ciò mi sembra  molto significativo, perché le rappresentazioni che lui ci offre sono di una Giustizia quasi destrutturata, ma comunque molto potente e imponente, dove l’eliminazione della bilancia forse può significare quella mancanza di equilibrio che dovrebbe garantire la verità, quindi l’applicazione della giustizia vera, cosiddetta giustizia di merito, nelle contese dei diritti fra gli uomini. In una rappresentazione la Giustizia non è più nemmeno bendata, a significare che ora può vedere le parti ed esserne influenzata! Direi che nella sua trasfigurazione pittorica mi sembra suggerire, o quantomeno mi trasferisce il sentimento di una Giustizia meno garante della verità, ma più garante di interessi di alcune categorie di uomini, a discapito di altre e quindi non più dea, ma espressione di un potere forte statuale, creatore delle Leggi e gestore dell’applicazione delle stesse in assenza di un potere, per così dire di controllo –Dike riferiva a Zeus, il quale poi interveniva per attuare la Giustizia  anche in ipotesi di mal governo della stessa, addirittura, applicando pene generazionali- situazione che non riesco oggi ad individuare in quel terzo potere che comunque esiste e che dovrebbe essere neutro e garantista che è il CSM , ma al quale non riesco ad attribuire  il peso e la potenza di Zeus!  (Alla fine avrei voluto scusarmi con quegli operatori della Giustizia che nei Palazzi del Potere ancora oggi lavorano, e mediante applicazione di buone regole giuridiche e perché no anche di buon senso, tentano in buona fede di gestire correttamente il potere loro demandato dal Leviatano).

(Avv Siva Fronza)